Quando nacqui io c ero (Esercizio per genitori presenti passati e futuri)
Troviamo un luogo e un tempo a noi comodo. 10 minuti son consigliabili, non di più ne di meno: il tempo giusto per un flusso di pensieri autonomi e liberi
Siamo seduti comodi?
C è abbastanza silenzio attorno a noi?
Silenziamo il cellulare, anzi lo porterei in un altra stanza.
Bene, iniziamo
"Caro io, piccolo bambino..."
E da qui partono le prime parole che vengono in mente, scrivendo di getto, senza articolazioni e soprattutto senza cancellare quel che la penna scrive.
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Passati i 10 minuti?
Non inganniamo il tempo, ruberemmo spazio a noi stessi.
Ottimo.
Pieghiamo il foglio, poniamolo in un luogo protetto ( dentro un libro importante, una scatola di scarpe vecchie, nel cassetto vicino ai calzini bucati)
La lettera resta la per il temo che ognuno decide.
Può passare un giorno o poche ore, una settimana o un mese.
Ritroviamo quei 10 minuti tutti per il "Caro Io.."
E rileggiamo.
Chi è quel piccolo bambino?
Come stava?
Come sta ora?
Ad ognuno la propria domanda a cui rispondere
Le risposte son dentro di noi, non deleghiamo a nessuno la responsabilità di cercare quel bambino che nel tempo abbiamo perso di vista.
Siamo stati, siamo o saremo genitori in un prossimo futuro? Abbiamo ancora bisogno di quel bambino
Tra il genitore che si vorrebbe essere e il genitore che si è, compare quel moccioso impertinente con le sue paure ansie gioie speranze, con il suo vissuto, con tutti gli educatori ( genitori nonni, parenti vari, insegnanti...) incontrati
Se non andiamo a riprende quello che siamo stati prima di incontrarli, ad ogni atto che riteniamo educativo verso i nostri figli, le emozioni incorporate ( praticamente assimilate dal corpo e restituite a mo' di boomerang nei momenti di maggiore stress) erutteranno dal profondo nostro essere, prendendo il sopravvento su un Io più razionale, che meglio può gestire variabili esterne disturbanti( il pianto del bambino, un suo rifiuto, un suo tentativo di auto-determinazione)
Riprendiamo la nostra Narrazione, non quello che ci dicono siamo stati, ma le emozioni, i sentimenti provati.
Riprendere il bambino che si è stati,guardarlo negli occhi e frugarci dentro, è un lavoro doloroso, può fare riemergere tutto quel popò di roba che credevamo aver seppellito in noi.
Abbiamo messo in stand by i ricordi per evitare di riprovare frustrazioni e dolori che ora, da genitori presenti e futuri, abbiamo l obbligo e la responsabilità di elaborare, di ripensarli e Dar loro un senso
Che poi scavando scavando al fianco di sensazioni negative compare sempre quello attimo vissuto con gioia, con speranza, con la sicurezza di essere,almeno per un momento, il bambino più felice del mondo.
E tutte queste sensazioni, tutte insieme, riviste riprovate riconosciute ci permetteranno di guardare e realmente vedere quell' altro piccolo "Io ci sono, Io sono" che è nostro figlio.