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Pedagogia come scienza nella relazione educativa (genitori ed educatori:amore ed odio senza tempo)


È difficile fare il genitore ma spesso è altrettanto difficile ascoltare i genitori.

I motivi sono diversi, il primo dei quali è che ci si trova a parlare con persone sui propri figli;sono, appunto, i propri figli. E’ difficile per i genitori trovare il distacco necessario a vedere la situazione in maniera oggettiva senza interferenze emozionali, aspettative e un immaginario educativo prestabilito (a volte in maniera inconscia) ed arrivare ad un punto di vista differente.

Il rapporto tra genitore e figlio è e deve essere basato sull’amore ma, come dice un proverbio, “il medico pietoso fa peggiorare l’ammalato”. I genitori a volte sono molto più che “pietosi” con i figli, o con sé stessi e quindi non riescono ad avere quel distacco che in alcune circostanze è necessario per trovare la modalità comportamentale/educativa adeguata


Teniamo sempre presente che lo sviluppo del bambino passa per determinate fasi che il genitore non conosce. Si diventa genitori al momento del parto, ma assieme al neonato non viene consegnato il “libretto di istruzioni”. Certo, ci sono dei libri per genitori, linee guida, blog, articolo sul web, ma la conoscenza specifica è qualcosa che solo un professionista può avere,senza contare che ogni bambino ha tempi e modi evolutivi differenti che non posson essere standardizzati in maniera assoluta. Possiamo sapere che troppo gelato fa venire mal di pancia , ma se il dolore persiste, ci rivolgiamo al dottore.

Così se le difficoltà in cui il genitore si trova in un certo momento sono particolarmente importanti e prolungate nel tempo, si ha bisogno di uno specialista che faccia una consulenza


Come funziona la consulenza genitoriale?

Come pedagogisti /educatori laureati in scienze dell educazione , si parte dalla convinzione profonda che ogni genitore vuole fare il meglio per il proprio figlio; a volte, tuttavia, le strategie messe in campo non funzionano e c’è necessità di una tattica alternativa che possa cambiare le regole del gioco.


Per capire come intervenire, il primo passo è quello di intercettare cosa funziona e cosa non sta andando bene nell approccio educativo messo in atto dai genitori e dargli un significato. Questo perchè i comportamenti dei bambini hanno sempre un senso e un perché , non nascono dal nulla, dal carattere, dall'indole o da una predisposizione o piacere a far dannare i genitori.

Specificando che non sempre si riesce a trovare questo motivo, a volte è troppo difficile, a volte non conviene, a volte troviamo quello sbagliato, ma l’approccio di base deve essere quello che un senso preciso c’è. Per fare questo, il primo strumento che si usa assieme ai genitori è l’analisi funzionale. Fondamentalmente, si tratta di uno schema in cui il comportamento del bambino è inquadrato in una sequenza dove c’è un prima e un dopo secondo in modello S--R-SR(Stimolo considerando tutto ciò che avviene prima del comportamento-Risposta come comportamento problema-Stimolo di rinforzo ovvero la risposta dei genitori al comportamento del bambino) Analizzando in questo modo le fasi e le varie situazioni si evice che i genitori sono totalmente coinvolti nel comportamento sia nel fornire stimoli che nel dare successive risposte che possono rinforzare o estinguere il comportamento stesso. Solo dopo una serie di analisi funzionali, inizia a emergere uno schema significativo dei comportamenti del bambino. Usualmente, il comportamento problematico è la risposta primaria che il bambino dà a un suo bisogno o un suo disagio.


Quando viene identificato un comportamento problematico, l educatore e i genitori elaborano una strategia diversa per rispondere al bisogno del bambino, diversa da quella disfunzionale che si stava mettendo in gioco.

È l approccio scientifico della Pedagogia come Scienza

Si fa un’ipotesi con l’analisi funzionale;

Si elabora una strategia diversa;

Si controllano i risultati

Se la strategia funziona, si continua; se non funziona, si cambia strategia.

Classico è l esempio del tiro con l arco.

Si valutano le distanze, il vento, si prende posizione, si calibra la forza e si tira la freccia. Soltanto con estrema bravura di fa centro immediatamente. Il più delle volte bisogna rivalutare in breve tempo il tutto e riprovare.

La consulenza genitoriale non sono direttive calate dall’alto da un professionista a dei genitori passivi che pendono dalle sue labbra. È l’incontro collaborativo e empatico tra due esperti: l educatore l’esperto dei processi cognitivi, educativi e formativi non solo della prima infanzia ma di tutto l arco temporale della vita di un essere umano e il genitore, l unico vero esperto di sé stesso, del proprio modo di agire, di suo figlio e del suo vissuto. Solo dalla collaborazione profonda e fiducia reciproca determinata dall ascolto empatico e non giudicante come risposta alle problematiche messe in campo dai genitori, possono emergere strategie valide non per sopprimere un comportamento ma per modificarlo verso uno più funzionale al bisogno del bambino.

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