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Lavorare con i BES- UN BES NON E' PER SEMPRE
Contrariamente a quanto spesso si pensa, i BES ( bisogni educativi speciali) non sono una categoria diagnostica, non identificano un disturbo, poiché qualunque studente può manifestare dei bisogni educativi speciali nel corso del suo percorso di studi o una difficoltà che dà diritto ad un intervento Personalizzato.
Non è un concetto clinico, bensì pedagogico. Qualunque studente dunque può avere dei bes ( anche temporanei ) per diversi motivi: fisici, biologici, fisiologici, psicologici e sociali. Quindi perde ogni valore il concetto di “diagnosi BES”, categoria in cui rientra un gruppo fortemente eterogeneo di persone, sia con diagnosi molto diverse tra loro, sia senza diagnosi.
Nell'incontro con ragazzi BES l’obiettivo generale che ci si pone è quello di promuovere il successo formativo dello studente, di dare a ciascun di loro l’opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità e di accrescere i propri punti di forza promuovendo un apprendimento efficace. Le proposte di lavoro, pur tenendo conto degli obiettivi generali di ogni disciplina e delle indicazioni nazionali sul curriculo, si basano sulle reali e osservate abilità possedute dagli studenti, potenziando le funzioni non coinvolte nei vari disturbi specifici dell’apprendimento. Lavorando nella complessità del mondo scolastico, l’utilizzo di metodologie didattiche adattate e personalizzate dovrebbe essere prassi quotidiana non solo rivolta agli studenti con bisogni educativi speciali, ma anche a tutti gli altri alunni per supportare il loro processo di apprendimento. Non si tratta di diversificare l'insegnamento per ciascuno studente, ma sostenere tutti gli studenti nel percorso di costruzione di competenze integrando i differenti stili di apprendimento, le diversità d cui ogni persona è portatrice, gli interessi che muovono la spinta verso lo studio, gli strumenti adatti per la costruzione di un pensiero proprio e divergente senza mai dimenticare la dimensione affettiva. Già la tanto osannata dimensione affettiva, tutti ne parlano pochi la rispettano nella pratica. Perché Emozioni e Apprendimento vanno di pari passo: quando sono presenti quelle positive si apre il mondo della fiducia, della curiosità, della motivazione; quando subentrano quelle negative si portano dietro un universo contornato da senso di inadeguatezza, disagio, rifiuto, un universo che non vale la pena scoprire.
Emozioni, ma sede primaria di queste è la famiglia. Non si può incontrare un BES estrapolandolo dal contesto primario di esperienze (ed emozioni), non considerando come questa viva e percepisca la problematica, cosa ogni componente provi e quali sensazioni il bisogno speciale del figlio suscita in lui.
Il contatto con i bambini/ragazzi BES risveglia negli adulti, molto spesso, flashback di vissuti infantili dimenticati e sopiti, rende di nuovo vivi e palpitanti sentimenti e stati emotivi. Tale riattivazione, è presagita come pericolosa e suscita il bisogno di proteggere sé stessi in quanto in grado di riaprire antiche delusioni, frustrazioni o sensi di disagio. Questo determina la costruzione di una distanza psichica e relazionale, rispetto ai BES. Più fragili di quanto non siano; incapaci di tollerare anche le minime inevitabili frustrazioni legate al mondo della scuola o della socialità così l'adulto immagina il bambino(ragazzo con bisogni educativi speciali. Si finisce per cedere alla tentazione di proteggerli oltre il dovuto, per un distorto senso di amore, lavorando non con loro ma al posto loro; cercando di evitare situazioni frustranti o ritenute pericolose o, in extremis, impedendo loro di prendere coscienza dei propri desideri e finire per esaudirli prima che divengano consapevoli o per sostituirli con i propri; intralciando l'esigenza che i bambini hanno di sperimentarsi e sperimentare i propri limiti, i confini così come le potenzialità; sostituendosi nelle decisioni credendo di render la strada più semplice.
Sostituirsi o sostituire alle parole alla vicinanza all'accettazione al supporto un distacco emotivo e risposte svilenti, denigratorie, son atteggiamenti differenti che portano allo stesso risultato: perdita di fiducia in sè stesso, non di rado anche negli altri, di autostima ed autoefficacia del bambino/ragazzo con il suo personale Bisogno Educativo Speciale.
Ecco perché una consulenza socio-pedagogica e un S.E.D. devono avere la finalità di non lavorare solo sul Bisogno ma sull'intero contesto in cui il bisogno si esprime a cui e, a volte, è correlato o ne è sintomo di disequilibri e di relazioni disfunzionali. Qui si andrà ad agire analizzando elementi asimmetrici, relazioni distorte, stili educativi non adeguati, immaginari educativi troppo fantasiosi o mitologici, percezioni confuse, oltre che rispondere a richieste di chiarimenti, interpretazioni e modalità di azione con l'intenzione sempre presente di rendere autonomo lo stesso contesto familiare nell'affrontare i propri disagi.
N.B. PDP: il Piano Didattico Personalizzato individua il percorso formativo più efficace pere permettere all'alunno DSA o BES non certificato
-quindi in assenza di l.104 per la disabilità -di raggiungere obiettivi comuni al resto della classe. All'interno del PDP andranno inseriti gli Strumenti Compensativi-Dispensativi forniti a sostegno dell'alunno. In caso di DSA CERTIFICATO il PDP è conseguente alla certificazione di dislessia, discalculia, disgrafia, disortografia, mentre per le diagnosi di ADHD o per studenti in condizioni di svantaggio sarà il consiglio di classe a decidere se redigere o no il PDP. In questo ultimo caso è importante che il consiglio di classe verbalizzi le motivazione che han portato alla decisione di non elaborare un piano educatiivo strutturato
NORMATIVA DI RIFERIMENTO:
Direttiva BES e CTS 27 dicembre 2012
CIRCOLARE MINISTERIALE n. 8-2013
NOTA MIUR 03/04/2019
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